La rottamazione dei crediti fiscali è una misura straordinaria che consente ai contribuenti di estinguere i propri debiti con il Fisco beneficiando di sconti su sanzioni e interessi. In pratica, permette di pagare solo la parte dovuta di imposte e tributi, eliminando o riducendo le penalità e i costi aggiuntivi accumulati nel tempo.
Le caratteristiche principali della “rottamazione” si sviluppa essenzialmente su tre versanti:
- Eliminazione di sanzioni e interessi per cui il contribuente pagherebbe solo l’importo originario del debito o una parte di esso.
- Possibilità di rateizzazione, per agevolare i contribuenti.
- Valida per cartelle esattoriali cioè riguardante i debiti fiscali iscritti a ruolo dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione (ex Equitalia).
- Durata limitata nel tempo, in quanto sarebbe una misura straordinaria, attuata tramite specifiche leggi, con scadenze definite per aderire.
Gli obiettivi della “rottamazione” sono quello di favorire la regolarizzazione fiscale per contribuenti e imprese in difficoltà, ridurre il carico di crediti inesigibili accumulati dallo Stato ed aumentare il gettito per l’erario, incassando somme che altrimenti potrebbero non essere mai recuperate.
Nel nostro Paese sono state introdotte diverse rottamazioni, tra cui:
- Rottamazione delle cartelle (DL 193/2016): prima sanatoria significativa, con riduzione di sanzioni e interessi.
- Rottamazione-bis e ter (2017-2018): nuove versioni con estensione ai debiti fino al 2017.
- Stralcio dei mini-debiti (2023): cancellazione automatica delle cartelle fino a 1.000 euro relative al periodo 2000-2015.
Attualmente, la Lega sta spingendo per una rottamazione “seria e definitiva” nel 2025, ma il dibattito politico è acceso, soprattutto per i costi che questa misura comporterebbe per lo Stato. Tuttavia, il costo stimato di questa misura sarebbe molto elevato: secondo le prime simulazioni ministeriali, essa comporterebbe un impatto sulle casse dello Stato di 5,2 miliardi di euro nel primo anno, 3 miliardi nel secondo e 2,3 miliardi nel 2027, con un saldo negativo complessivo di 1,5 miliardi dopo dieci anni. Questo perché l’eliminazione di sanzioni e interessi incide negativamente sulle entrate pubbliche, senza contare che la proposta della Lega prevede un pagamento dilazionato in dieci anni.
Nonostante queste criticità, la proposta di rottamazione continua a essere sostenuta con forza dalla Lega, mettendo in difficoltà gli altri partiti della maggioranza. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha chiarito che non è contrario all’iniziativa, ma ha sottolineato la necessità di mantenere un equilibrio nei conti pubblici, per evitare ripercussioni negative sui mercati e sulla credibilità del Paese. Nel frattempo, Fratelli d’Italia ha spostato l’attenzione sul ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, chiedendogli di spiegare come il costo dell’operazione potrebbe essere coperto.
Parallelamente, prosegue il lavoro della commissione tecnica istituita nell’ambito della riforma fiscale, con l’obiettivo di analizzare il cosiddetto “magazzino della riscossione”, ovvero il totale dei crediti fiscali non ancora riscossi, per individuare quali somme siano effettivamente recuperabili e quali, invece, debbano essere stralciate. Al 31 dicembre scorso, il valore complessivo di questi crediti ammontava a 1.275 miliardi di euro, corrispondenti a una media di 21.611 euro per ogni cittadino italiano. Tuttavia, le situazioni variano da regione a regione: il Lazio è al primo posto con 39.673 euro di tasse non riscosse per abitante, seguito dalla Campania con 27.264 euro e dalla Lombardia con 25.904 euro.
La commissione, guidata dall’ex magistrato della Corte dei conti Roberto Benedetti, sta ascoltando diversi enti interessati dalla questione, tra cui i Comuni, preoccupati per le conseguenze che gli eventuali stralci potrebbero avere sui bilanci locali, oltre a INPS, INAIL, la società pubblica AMCO e altri soggetti coinvolti nella gestione dei crediti.
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