Ogni 8 marzo, il mondo si ferma per riflettere sulla condizione delle donne e per celebrare le loro conquiste sociali, politiche ed economiche. Tuttavia, questa giornata non può essere solo un’occasione di festa. Deve essere anche un momento di profonda analisi e impegno per combattere una delle più gravi piaghe della società contemporanea: la violenza contro le donne. Con queste brevi riflessioni, esploreremo il significato dell’8 marzo come Giornata Internazionale della Donna e affronteremo il tema delle violenze di genere, analizzandone le cause, le conseguenze e auspicando le possibili soluzioni.
L’8 marzo infatti non è solo una data da segnare sul calendario, ma rappresenta un momento cruciale per onorare il contributo delle donne alla società e per ribadire il loro diritto fondamentale all’uguaglianza. Le origini di questa giornata risalgono alle lotte delle donne per i propri diritti, dalla rivoluzione industriale alle battaglie per il diritto di voto e l’accesso all’istruzione e al lavoro. Oggi, l’8 marzo è un’occasione per celebrare i successi ottenuti e per rinnovare l’impegno nella lotta per un mondo più equo e inclusivo.
Nonostante i progressi compiuti nella promozione dei diritti delle donne, la violenza di genere rimane una realtà diffusa e devastante in tutto il mondo. Le donne sono costantemente esposte a forme di violenza fisica, sessuale, psicologica ed economica, che hanno gravi conseguenze sulla loro salute, sicurezza e autostima. Le violenze contro le donne si manifestano in molteplici contesti, dalle relazioni intime alla sfera pubblica, e colpiscono donne di ogni età, classe sociale, razza ed etnia.
Per comprendere appieno il fenomeno delle violenze contro le donne, è fondamentale esaminare le sue cause profonde. La violenza di genere non è semplicemente il risultato di comportamenti individuali devianti, ma è il prodotto di disuguaglianze strutturali e di un sistema patriarcale che privilegia il potere maschile e subordina le donne. La cultura dello stupro, la misoginia internalizzata, la mancanza di risorse economiche e sociali e la scarsa applicazione delle leggi sono solo alcune delle molteplici cause che alimentano questo fenomeno.
I dati pubblicati dall’Istat, in proposito, non ci possono lasciare indifferenti:
“Il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).
Ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner il 13,6% delle donne (2 milioni 800 mila), in particolare il 5,2% (855 mila) da partner attuale e il 18,9% (2 milioni 44 mila) dall’ex partner. La maggior parte delle donne che avevano un partner violento in passato lo hanno lasciato proprio a causa delle violenza subita (68,6%). In particolare, per il 41,7% è stata la causa principale per interrompere la relazione, per il 26,8% è stato un elemento importante della decisione.
Il 24,7% delle donne ha subìto almeno una violenza fisica o sessuale da parte di uomini non partner: il 13,2% da estranei e il 13% da persone conosciute. In particolare, il 6,3% da conoscenti, il 3% da amici, il 2,6% da parenti e il 2,5% da colleghi di lavoro.
Le donne subiscono minacce (12,3%), sono spintonate o strattonate (11,5%), sono oggetto di schiaffi, calci, pugni e morsi (7,3%). Altre volte sono colpite con oggetti che possono fare male (6,1%). Meno frequenti le forme più gravi come il tentato strangolamento, l’ustione, il soffocamento e la minaccia o l’uso di armi. Tra le donne che hanno subìto violenze sessuali, le più diffuse sono le molestie fisiche, cioè l’essere toccate o abbracciate o baciate contro la propria volontà (15,6%), i rapporti indesiderati vissuti come violenze (4,7%), gli stupri (3%) e i tentati stupri (3,5%).
Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner, nel 3,6% da parenti e nel 9,4% da amici. Anche le violenze fisiche (come gli schiaffi, i calci, i pugni e i morsi) sono per la maggior parte opera dei partner o ex. Gli sconosciuti sono autori soprattutto di molestie sessuali (76,8% fra tutte le violenze commesse da sconosciuti).”
Le conseguenze della violenza contro le donne sono devastanti, sia a livello individuale che collettivo. Le vittime di violenza spesso subiscono traumi psicologici e fisici duraturi, che influenzano la loro salute mentale, relazionale ed economica. Inoltre, la violenza di genere ha un impatto negativo sulla società nel suo complesso, contribuendo alla perpetuazione di disuguaglianze di genere e alla trasmissione del ciclo di violenza da una generazione all’altra.
La lotta contro le violenze sulle donne non può essere affrontata solo dalle vittime o dalle istituzioni, ma rappresenta una responsabilità collettiva, che richiede un impegno collettivo da parte di tutta la società. È fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica sulle cause e le conseguenze della violenza di genere e promuovere una cultura del rispetto, dell’uguaglianza e del consenso. Inoltre, è necessario rafforzare i sistemi di protezione e sostegno per le vittime, garantendo loro accesso a servizi di assistenza sanitaria, legale ed economico.
L’8 marzo rappresenta quindi non solo un’occasione per celebrare le conquiste delle donne, ma anche un momento per riflettere sulle sfide ancora da affrontare nel raggiungimento dell’uguaglianza di genere. Le violenze contro le donne sono una violazione dei diritti umani fondamentali e una grave ingiustizia sociale che richiede un impegno concreto e duraturo da parte di tutti noi, e la ricorrenza non può essere ridotta ad un semplice dono di un mazzo di mimose, ma deve servire da stimolo per riflessioni ben più profonde.
Solo attraverso una collaborazione globale e un impegno incessante possiamo sperare di creare un futuro in cui ogni donna possa vivere libera dalla paura e dalla violenza.